Agenzia recupero crediti, come funziona il rapporto con i debitori

serfin97srl.comLa crisi economica degli ultimi anni ha messo in ginocchio tante piccole e medie imprese e tanti liberi professionisti. Il motivo? Il mancato pagamento da parte di clienti e fornitori per i servizi e le prestazioni offerte. In Europa, ma soprattutto in Italia, quella dei mancati pagamenti è divenuta una vera e propria piaga a livello macroeconomico, con gravi ricadute sull’occupazione nel Paese. Un’azienda la cui liquidità è messa in crisi, infatti, fatica ad investire in risorse e personale, e spesso, per recuperare quanto le spetta, è costretta ad affidarsi ai professionisti del recupero del credito. Si tratta di agenzie specializzate, che vantano tra i propri ranghi diverse professionalità: avvocati, mediatori, esattori.

 

Quando ci si rivolge ad un’agenzia recupero crediti come funziona l’iter per risolvere l’insolvenza? Generalmente, i mediatori sono i primi a scendere in campo. L’approccio bonario e amichevole – detto stragiudiziale – è sempre la prima scelta per risolvere la questione in modo rapido e indolore, evitando le vie legali e le spese che queste comportano. Al debitore vengono inoltrati, per iscritto o tramite contatto telefonico, uno o più solleciti per ricordargli la somma da saldare. Spesso, infatti, le insolvenze dipendono da semplice dimenticanza, o da carenza di liquidità. In quest’ultimo caso, l’agenzia concorderà col soggetto insolvente un piano di recupero, anche rateizzato in caso di importi consistenti. Il tutto, seguendo le direttive in tema di privacy prescritte dal legislatore: per tutelare la riservatezza del debitore, chi tenta il recupero deve prestare attenzione affinché le comunicazioni e i dati sensibili relativi al soggetto e al debito non siano accessibili a terzi.

 

In caso di esito positivo della trattativa, il credito viene incassato direttamente dal creditore, oppure dall’agenzia, che lo gira al creditore dopo aver trattenuto la provvigione concordata. In caso di mancato pagamento, invece, il creditore si trova davanti un triplo bivio: rinunciare, cedere il credito ad un soggetto terzo (che lo rileverà a prezzo “scontato” e si farà quindi carico del recupero), oppure intraprendere le vie legali.

 

In quest’ultimo caso, il creditore – tramite l’agenzia a cui ha affidato il mandato – invierà al debitore una lettera di messa in mora, indicando l’importo dovuto e un termine temporale ragionevole entro cui pagare e chiudere la pratica. Se anche la messa in mora non ottenesse il risultato sperato, non resterà che ricorrere alla fase giudiziale, anche rivalendosi sul patrimonio del debitore. Si può anche chiedere il pignoramento dei beni, se quest’ultimo si ostinasse a non pagare; le spese legali per portare avanti la causa, da questo momento in poi, saranno però a carico del creditore.

 

A seconda dell’entità del credito, la causa andrà intrapresa dinanzi al Giudice di Pace o al Tribunale competente, in via ordinaria (se non si dispone di una documentazione scritta che provi il credito), o tramite ricorso per decreto ingiuntivo, se in possesso di un documento firmato dal debitore, un atto notarile, una fattura o un assegno che testimoni l’esistenza del credito.

 

Il giudice, con l’emissione del decreto, ordinerà al debitore il pagamento della somma, concedendogli 40 giorni di tempo per presentare opposizione, dopo la quale, eventualmente, inizierà una causa per accertare il diritto di credito; senza opposizione, invece, si potrà procedere con l’esecuzione forzata.

 

 

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