Ultimi giorni particolarmente deludenti sul fronte dei dati macroeconomici provenienti dai principali mercati internazionali. Così come avvenuto sul territorio statunitense, in particolare, anche i dati dell’area euro – PMI venerdì e IFO tedesco lunedì – sono stati più deboli del previsto, deludendo dunque gli auspici dei principali osservatori.
Quanto sopra ha contribuito a far scendere le quotazioni dell’euro, con la valuta unica europea che infatti ha chiuso la settimana in calo al di sotto della soglia di 1,1250 per scendere fino a 1,1218 EUR/USD. Tuttavia, lunedì è ripresa la fase di risalita, che ha permesso all’euro, già lunedì, di tornare a salire toccando un massimo a 1,1340 EUR/USD.
Per quanto concerne le ragioni che hanno influenzato il recupero, il rialzo In parte deriva da fattori tecnici, e in parte da spunti che dovrebbero essere in via di esaurimento, a meno di un simultaneo miglioramento nell’area euro e peggioramento negli Stati Uniti. Per quanto riguarda i margini di apprezzamento, l’upside dovrebbe essere piuttosto contenuto, e comunque sotto i massimi recenti in area 1,14 EUR/USD.
Sul fronte del calendario macro, i prossimi appuntamenti da tenere sotto controllo saranno venerdì i dati di Pil dell’area nel 1° trimestre e la stima flash dell’inflazione di aprile. Ancor prima, sarà interessante comprendere quale sarà l’esito del FOMC in corso di avvio: dagli Stati Uniti non dovrebbero esserci novità, ma sarà comunque di rilievo affrontare la lettura dei comunicati dell’organo Fed, dal quale si comprenderà in che modo verranno avviati i giorni che separeranno l’attuale riunione (nella quale i tassi verranno lasciati invariati) alla prossima, di giugno, quando invece è probabile / possibile (ma non certo) che la strada del rialzo dei tassi di interesse di riferimento possa essere imboccata di nuovo.