Dati macro Usa non aiuta a supportare il dollaro

trading-643722_960_720La nuova scia di dati macro che sono giunti negli ultimi giorni dagli Usa non ha certamente aiutato a supportare le quotazioni del dollaro. In particolare, il dato sulla fiducia dei consumatori stilato dell’Università del Michigan per aprile ha segnato il minimo da settembre scorso.

Il dato si è attestato a 89,0, al di sotto delle attese di 90 e inferiore anche al dato preliminare per il mese, indicato a 89,7. Il dollaro / yen resta poco sopra quota 107. Numeri che – ricordava il quotidiano Il Sole 24 Ore – fanno scemare l’ipotesi di una stretta negli Usa a giugno, dato al 28% della possibilità (mentre quella di dicembre è al 62%).

Quanto sopra, e la sfiducia conseguente, è sufficiente per poter spiegare il forte movimento sul dollaro, che è stato venduto su ampia scala. L’euro si è di contro rafforzato di oltre una figura passando da 1,132 a 1,145 nei confronti del biglietto verde. Lo yen – rafforzato anche dall’atteggiamento immobilista della vigilia della Bank of Japan che non ha variato la politica monetaria – si è invece portato sui livelli più alti degli ultimi 18 mesi sul dollaro, chiudendo la settimana con il più alto rialzo dal 2008.

Ancora, il quotidiano ricorda come il dollar index – che misura l’andamento della divisa Usa su un paniere di valute internazionali – sia sceso a 93 punti, il livello più basso da 11 mesi.

Infine, considerando che quanto le quotazioni della valuta verde scendono, salgono quelle delle materie prime quotate in dollari, ne è scaturito che l’oro si è spinto oltre 1.280 dollari (il top da 15 mesi) e il petrolio ha continuato a rafforzarsi chiudendo un altro mese al top (il Brent si è portato a ridosso dei 48 dollari).

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