Euro, target inflazione sempre più lontani

Sono sempre più lontani gli orizzonti temporali in cui l’inflazione tornerà ad essere “tendente al 2%”, come da intuizioni Bce. Il prezzo del petrolio calante e altri elementi endogeni ed esogeni stanno condizionando negativamente il raggiungimento di questo obiettivo, e quel che ne consegue è il rinvio – almeno al 2018 – degli obiettivi auspicati.

Dunque, allo stato attuale delle cose, è più che evidente che la previsione Bce di ritorno dell’inflazione all’1,0% nel 2016 da 0,0% del 2015 è ormai superata, considerato che si fondava su un ipotesi di prezzo del greggio più forte di circa 12 dollari nel 2016-17 (cosa che, invece, non avverrà). È tuttavia possibile che nel 2017, complice proprio il previsto rialzo del petrolio (i cui prezzi dovrebbero salire dalla seconda metà del2016) l’inflazione possa risalire all’1,5% nel 2017, come da stime Bce, a patto che l’inflazione core possa aumentare fino all’1,6% nel 2017 da 0,8% del 2015.

Ad ogni modo, si tenga conto come la dinamica dell’inflazione complessiva, almeno nel breve termine, sarà ben poco rilevante per le decisioni dell’istituto monetario, considerato che il contesto per i prezzi delle materie prime è molto incerto. È probabile pertanto che l’istituto possa focalizzarsi soprattutto sulla dinamica dell’inflazione sottostante e sulla risposta dei prezzi core alla graduale riduzione dell’eccesso di offerta nell’economia.

Detto ciò, è possibile che la Bce possa continuare a far riferimento al proprio obiettivo ufficiale di inflazione: appena un mese fa la Bce valutava le misure annunciate come adeguate a riportare l’inflazione verso il target (Draghi ha indicato che lo staff stimava che le misure adottate spingeranno l’inflazione area euro di 0,5% nel 2016 e di 0,3% nel 2017). Tuttavia, è impossibile escludere la presenza di rischi verso il basso, che andranno poi confermati nel corso delle prossime settimane.

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