Il momento della riunione FOMC si sta avvicinando. E, con essa, le probabilità che il comitato non muova i tassi di interesse di riferimento, come peraltro ampiamente annunciato dagli osservatori. Negli ultimi giorni non sono tuttavia mancati gli spunti di interesse per cercare di orientare il 2016: sia sufficiente guardare al Beige Book preparato per la riunione del FOMC di metà gennaio, che riportava il proseguimento dell’espansione dell’attività nella maggior parte dei distretti, con ritmi fra modesti e moderati in gran parte delle aree. Sul mercato del lavoro, il report indica che la situazione continua migliorare, con dinamica dei salari variabile, “da piatta a forte” a seconda dei settori e delle aree.
Partendo da tale spunto, e integrando con i discorsi più recenti, il FOMC a marzo dovrebbe mantenere i tassi fermi mentre valuta l’impatto della restrizione delle condizioni finanziarie e della turbolenza recente, mantenendo però chiaro che il sentiero dei tassi, se pure molto graduale, resta verso l’alto.
A proposito di discorsi recenti, l’ultimo in ordine cronologico – forse non il più significativo – è stato quello di Williams (presidente della San Francisco Fed), che ha ribadito che il sentiero dei tassi sarà guidato dai dati, sottolineando l’importanza dell’evoluzione in Cina, che ha un impatto sull’andamento dei prezzi delle materie prime. Williams ha poi evidenziato che per il momento la domanda domestica sta più che compensando la debolezza internazionale e i rischi non segnalano una probabile recessione. Sull’inflazione, vengono mantenute le previsioni di un ritorno al target del 2% entro due anni.
Williams ha poi affermato la Fed rimane comunque su un sentiero di tassi in rialzo, senza prospettive di tassi negativi. Non vengono invece fatti riferimenti sul ritmo e sull’incisività dei rialzi: a nostro giudizio, probabile uno o due ritocchi nella seconda metà dell’anno, o forse il primo di due nel secondo trimestre 2016.
