Anche se la leva finanziaria può risultare utile per le società che ne fanno ricorso, può anche risultare dannosa, perché apre le porte a perdite sproporzionate. Le perdite possono verificarsi quando i pagamenti degli interessi passivi per l’asset finanziato sopraffanno il mutuatario perché i rendimenti dallo stesso investimento non sono sufficienti. E questo può accadere quando l’attività diminuisce di valore o i tassi di interesse salgono a livelli ingestibili.
In particolare, è bene rammentare come l’aumento della leva finanziaria possa condurre a grandi oscillazioni nei profitti dell’azienda. Come risultato, il prezzo delle azioni dell’azienda salirà e scenderà più frequentemente, e ostacolerà la corretta contabilizzazione delle stock option possedute dai dipendenti dell’azienda. L’aumento del prezzo delle azioni significherà che l’azienda pagherà interessi più alti agli azionisti.
Ancora, in un business dove ci sono basse barriere all’entrata, i ricavi e i profitti hanno più probabilità di fluttuare che in un business con alte barriere all’entrata. Le fluttuazioni nelle entrate possono facilmente spingere un’azienda alla bancarotta poiché non sarà in grado di soddisfare i suoi crescenti obblighi di debito e pagare le sue spese operative. Con i debiti incombenti non pagati, i creditori possono presentare una causa al tribunale fallimentare per avere i beni aziendali all’asta al fine di recuperare i loro debiti dovuti.
Bisogna poi tenere in considerazione il fatto che quando prestano denaro alle aziende, i fornitori finanziari valutano il livello di leva finanziaria dell’azienda. Per le aziende con un alto rapporto tra debito e patrimonio netto, i prestatori sono meno propensi ad avanzare ulteriori fondi, poiché c’è un rischio maggiore di insolvenza. Tuttavia, se i prestatori accettano di anticipare fondi a un’azienda con un alto livello di leva finanziaria, presteranno un tasso d’interesse più alto che è sufficiente a compensare il maggior rischio di insolvenza.
