Italia, stipendi in lieve aumento

Nel corso del mese di marzo, sottolinea l’Istat, le retribuzioni contrattuali sono rimbalzate di un decimo di punto percentuale su base congiunturale, dopo aver vissuto un periodo di calo a febbraio, quando il passo indietro conseguito fu proprio pari di un decimo di punto percentuale.

Su base annua, le paghe orarie sono salite di un decimo di punto a 0,4 per cento dopo che lo 0,3 per cento di febbraio ha rappresentato un minimo storico da quando sono disponibili le serie statistiche. Le retribuzioni per dipendente hanno fatto segnare variazioni molto simili (+0,1 per cento mese su mese, +0,5 per cento anno su anno). In assenza di rinnovi (attesi dal 28 per cento dei contratti nel settore privato, oltre che dai lavoratori della pubblica amministrazione), la dinamica delle paghe orarie tornerebbe al minimo storico di 0,3 per cento anno su anno nei mesi estivi.

Peraltro, è abbastanza facile notare che la risalita in corso dell’inflazione sta già intaccando il potere d’acquisto delle famiglie: i salari reali sono tornati in negativo già a fine 2016 (per la prima volta da quasi quattro anni), e tale tendenza è destinata ad accentuarsi nel corso dell’anno.

Per quanto concerne gli altri dati macroeconomici, ricordiamo come l’indice composito di fiducia delle imprese diffuso dall’Istat è salito per il quarto mese di fila ad aprile, a 107,4 punti da 105,1 punti, come da dato precedente. Risulta essere invece poco variata la fiducia dei consumatori.

A proposito di fiducia, quella economica della Commissione segnala che la ripresa accelera e coinvolge occupazione e prezzi. L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione UE, ESI, è salito oltre le attese a 109,6 punti da un precedente 108 punti.

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