Timori europei, è peggio la Brexit o il crac greco?

cambi-valutariGli indici europei stanno reagendo dai punti minimi riscontrati nel corso del mese di maggio, uscendo da un trading range stretto in cui si trovavano nelle ultime settimane. Tuttavia, guai a pensare che il peggio sia alle spalle, e che le preoccupazioni siano dimenticate: in fondo, sui mercati sembra prevalere ancora una certa cautela in vista degli importanti appuntamenti di questi mesi.

Nel dettaglio, l’attenzione principale sembra ora posta sul referendum britannico di giugno (la c.d. Brexit, con la quale i cittadini della Gran Bretagna sceglieranno se rimanere nell’Unione Europea o meno), che rappresenta un appuntamento significativo, in vista del quale è possibile attendersi un aumento della volatilità.

È piuttosto evidente come la Brexit rappresenti il tema di particolare preoccupazione, dal momento che l’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea avrebbe conseguenze economiche e finanziarie di significativa importanza. Dal rapporto preparato dal Tesoro britannico sugli impatti della Brexit emerge come gli effetti negativi siano di gran lunga superiori a quelli legati alla permanenza nell’Unione. Non si registrano invece degli attendibili report pubblicati dai pro-leave, che proprio su tale mancanza stanno costruendo la propria possibile sconfitta (i sondaggi danno in vantaggio i remain, seppur non di molto).

Per il momento, pur sempre presente, il tema Grecia sembra allentare le pressioni sul mercato, dopo il rilascio della nuova tranche di aiuti, che rimuove il rischio legato alle scadenze debitorie greche nei prossimi mesi. L’elemento di novità risulta però legato all’apertura ufficiale della discussione sulla riduzione del debito greco attraverso un piano che potrebbe prevedere un alleggerimento dell’onere a partire dal 2018.

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