Tutte le (non) decisioni della Bce

Si è conclusa con un sostanziale nulla di fatto l’ultima riunione del board della Bce. Una riunione che tuttavia non è filata liscia come l’olio, visto e considerato che si è trattato di un serio banco di prova di Mario Draghi, oramai sfidato apertamente all’interno del comitato della Banca Centrale Europea, e stretto nella morsa di coloro i quali desiderano un maggiore interventismo da parte dell’ex Super Mario.

Stando al comunicato dell’istituto, nella riunione odierna il Consiglio direttivo della banca avrebbe deciso che “i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale, rimarranno invariati rispettivamente allo 0,05%, allo 0,30% e al -0,20%”. Poche righe largamente attese: la banca non ha variato alcun dettaglio sulla propria politica monetaria, lasciando i tassi invariati all’attuale minimo storico.

In ogni caso, al di là del comunicato stampa, quello che sembra scarsamente intuibile è l’esito in corso dei contrasti all’interno del board dell’Eurotower, considerato che i rapporti tra i governatori sembrano essere fortemente tesi. Portavoce degli antagonisti di Mario Draghi è Jens Weidmann, che dovrebbe essere alla guida dell’opposizione sull’operato di Mario Draghi, oramai criticato – e non troppo di nascosto – per le scelte di poltica monetaria e per il modo in cui è riuscito a imporre la propria leadership.

Il nodo della discordia sembra essere il quantitative easing più volte (lontanamente) paventato, e mai applicato. Lo stesso quantitative easing (cioè l’acquisto di bond direttamente sui mercati), che la Federal Reserve ha applicato per tanto tempo, e che oggi ha avuto modo di abbandonare, verificando l’avventura ripresa dell’economia statunitense. Un’arma che forse Draghi vorrebbe scatenare, ma che Weidmann e compagni non credono di voler sostenere con fermezza.

Il bivio è dunque chiaro: da una parte coloro i quali riterrebbero opportuno allontanare qualsiasi ipotesi di quantitative easing; dall’altra parte coloro i quali invece vorrebbero valutare seriamente tale opzione. Considerando che tra i secondi c’è anche l’Ocse – che proprio oggi ha sostanzialmente invitato la Bce a rompere gli indugi – le cose potrebbero presto cambiare nelle prossime settimane…

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