Elezioni presidenziali USA, poche ore al verdetto

201612633-1f8b8501-2603-4fd5-bf1e-be58933a80b9Dopo una lunga attesa, è finalmente giunto il momento delle elezioni presidenziali in USA. Il voto rinnoverà tutta la Camera (435 seggi), un terzo del Senato (34 su 100 seggi) e determinerà i delegati al Collegio Elettorale per l’elezione del Presidente. Nonostante il continuo susseguirsi di sorprese relative ai candidati per la presidenza e un grado inusuale di incertezza sull’esito, la previsione centrale resta quella di un governo sostanzialmente, con un presidente democratico (Hillary Clinton), la Camera tendenzialmente repubblicana e un Senato che dovrebbe essere spaccato o a lieve maggioranza repubblicana.

Per quanto concerne il solo esito presidenziale, i sondaggi al momento danno un modesto vantaggio a Clinton, che si è tuttavia allargato nel momento in cui l’FBI ha ribadito che non c’è evidenza che giustifichi imputazioni a carico di Hillary Clinton nello scandalo emailgate. Ad ogni modo, bisogna pur sempre tenere in considerazione che il presidente non è eletto dal voto popolare ma dai delegati al Collegio Elettorale (sono necessari 270 voti al Collegio), determinati dal voto nei singoli stati.

Ricordiamo inoltre come l’esito del voto presidenziale statunitense, proprio in virtù di quanto sopra già precisato, sembra essere potenzialmente più rilevante per lo scenario geopolitico piuttosto che per quello economico. Nello scenario centrale di governo diviso, è probabile che continui ancora per un altro biennio l’attuale situazione di stallo legislativo (cioè, fino alle elezioni midterm di novembre 2018), con scarso potere singolo per il Presidente e con la necessità di trovare un accordo con le controparti per ogni iniziativa di legge, ivi compresa quella di budget. I rischi appaiono per lo più concentrati sulla componente internazionale della politica americana, soprattutto se dovesse prevalere Donald Trump.

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