L’impatto della disoccupazione nel forex trading

Un po’ come avviene con l’inflazione, di cui abbiamo parlato non troppe righe fa, allo stesso modo la situazione occupazionale di un Paese e di un’economia costituisce certamente un altro fattore determinante del tasso di cambio di una valuta di un Paese, poiché l’attività economica può ben essere inquadrata, entro certi termini, in valori di occupazione e di disoccupazione.

Poiché le persone possiedono competenze, conoscenze e esperienza, questo capitale umano può essere utilizzato per produrre più beni e servizi e migliorare la produttività. Più persone che sono impiegate equivale a una maggiore produzione economica. Pertanto, i dati sull’occupazione hanno un effetto sostanziale sui tassi di cambio.

Di norma, una occupazione superiore al previsto dovrebbe aumentare la valuta in questione, mentre un tasso di occupazione inferiore al previsto dovrebbe deprimere il valore di quella moneta.

Per i tassi di disoccupazione, questo rapporto è evidentemente inverso. Dunque, quando si va incontro a un un livello più alto del previsto, il tasso di disoccupazione dovrebbe agire per deprimere la valuta in questione.

Il più importante rilascio di dati sull’occupazione nei mercati dei cambi è negli USA il dato relativo al personale non agricolo degli Stati Uniti, ma in tutto il mondo sono mensili i dati relativi all’andamento del tasso di disoccupazione, al tasso di partecipazione della forza lavoro e ad altri tipi di statistiche di mercato sull’occupazione, che hanno tutti un impatto da moderato a elevato sui tassi di cambio.

Anche in questo caso giova rammentare come i forex trader non dovrebbero assumere le proprie decisioni di investimento sulla sola base del tasso di disoccupazione, ma dovrebbero usare questo indicatore come una più ampia parte della propria analisi, integrando a tale determinante ulteriori elementi statistici e, se lo preferisce, anche dei dati relativi all’analisi tecnica, con l’osservazione dei propri grafici di riferimento.

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